Il paese del sindaco Peppone e di don Camillo è gemellato fra mille polemiche con una cittadina russa. Quando Peppone e i compagni decidono di viaggiare oltrecortina per le celebrazioni, don Camillo tenta di partire con loro. Riesce a raggiungere lo scopo solo minacciando di rendere pubblica una scappatella sentimentale del sindaco. Don Camillo si procura documenti falsi: sarà il Compagno Tarocci. Solo Peppone e gli altri sanno chi sia in realtà, il giornalista al seguito della comitiva, infatti, è all'oscuro della reale identità del "Mangiapreti" Tarocci. In Russia ad attenderli ci sono attività di interscambio culturale: Balletto, Opera, gara di pesca allo storione, feste.
Appena la comitiva italiana arriva in Russia,
Nikita Chruščёv viene deposto a favore di
Aleksej Kosygin e loro vengono bloccati in albergo, senza spiegazioni: commentando gli eventi si preoccupano di come il cambio al vertice politico sovietico potrebbe avere ripercussioni su di loro: "D'altronde capo, se ha liquidato Crusciov, questo si butta subito coi Cinesi" - "Bene, cala la Cortina di Ferro, come ai bei tempi!" - "Sì, solo che adesso ci siamo dentro noi!". Decidono così la fuga, dopo essersi divisi lambrusco e parmigiano, i doni che avevano portato in Russia. Fortunatamente, si risolve per il meglio e i "Compagni Italiani" continuano ad essere trattati bene.
Il Brusco ha un fratello disperso in guerra del quale si vergogna, in quanto questi era
camicia nera, mentre il Brusco è di accesa fede comunista. Il Brusco ha promesso all'anziana madre di accendere un cero sulla tomba del fratello caduto: sarà Don Camillo ad aiutarlo a raggiungere il posto esatto.
Il prete del paese vive in semiclandestinità, poiché teme il sindaco del paesino russo, comunista di ferro: la chiesa è stata trasformata in granaio. Sarà don Camillo ad obbligarlo a confessare la madre del sindaco e a battezzarne i numerosi figli. Un intensivo allenamento di pugilato, impartitogli dallo stesso don Camillo, gli permetterà di fronteggiare ad armi pari il manesco sindaco.
Il giornalista al seguito imbastisce una relazione sentimentale con Nadia, bella traduttrice russa: l'ultima sera di permanenza, l'intervento di Don Camillo impedisce al giornalista di "concludere" carnalmente la relazione. Sarà proprio questa mancanza di conclusione che convincerà il giornalista a scendere all'ultimo momento dall'aereo che li avrebbe riportati in Italia per stare con la ragazza, che poi sposerà e porterà in Italia. Emblematica la frase di commiato che il giornalista, scendendo dall'aereo, rivolge a don Camillo: "Si, ma tanto a te ti ritrovo! Me l'ha fatta rispettare... e la prima che rispetti, ti incastra!".
Per impedire al sindaco russo di rientrare a casa dopo l'Opera (e sorprendere don Camillo ed il prete in attività religiose), Peppone lo sfida alla "gara della
vodka": Peppone vince, ma ha bevuto così tanto che si sente male e deve essere chiamato il medico russo il quale gli dà pillole e gli fa firmare una richiesta di ricovero. Peppone è colto da "sbornia triste": piange perché non vuole essere "lasciato solo a morire come un cane, lontano da casa mia, in questa terra straniera": ingurgita perciò tutto il boccettino di pillole. Il giorno dopo si parte per tornare in Italia ma Peppone viene fermato dal medico: è arrivata l'ambulanza per il ricovero. "Partito non vuole responsabilità" - "Ma io ora sto bene" - "qui dice che no (indicando il foglio firmato da Peppone), compagno Buottazzi, da questa parte prego!" E così Peppone, di malavoglia, viene ricoverato.
Mentre l'
ambulanza si allontana, Don Camillo sbeffeggia il burocrate russo, pensando che questi non capisca l'italiano, dicendo: "
Sì... E quando capisce, questo?!"; ma il burocrate risponde in un perfetto italiano: "
Sempre, reverendo! Ho sempre capito tutto quello che dicevi. Nostro servizio informazioni migliore di tutto il mondo: sapevamo chi eri da prima che tu partissi. Ma non abbiamo segreti, per nessuno. Dillo al Papa. Digli che da noi non si sta così male. Digli che venga a farci visita! Buon viaggio!". Don Camillo, stupito e spaventato, scappa di corsa sull'aereo. Il gruppo, menomato di Peppone e del giornalista, rientra così in Italia.
Passano le settimane, e dalla
Russia arrivano cartoline di Peppone: lavaggio del
rene e
protesi dentaria sono due delle cure che riceve. Poi anche le cartoline si interrompono, di Peppone nessuna traccia. Alla fine del film, il vescovo sceglie Don Camillo per guidare una comitiva di religiosi negli
Stati Uniti: del gruppo fa parte anche Peppone, vestito da monsignore, coi baffi tagliati e documenti falsi. Don Camillo gli chiede come pensa di convincerlo di farsi portare in
USA dato che lui, non può essere sottoposto a ricatti matrimoniali, in quanto celibe. Peppone risponde con una foto, scattata in Russia, dove Don Camillo, impugnando una spilla rappresentante falce e martello, è baciato sulla bocca da una avvenente ragazza russa. "cosa ne direbbe il vescovo di questa foto? potete stracciarla se volete, ne ho altre 5 in tasca... e trentamila sono al paese, pronte per un lancio pubblicitario dall'aereo". Don Camillo cede e porta Peppone con sé, facendo notare al Cristo come Peppone senza baffi avesse proprio una "faccia da prete".
Il film si conclude con Don Camillo e Peppone (vestiti da prete) che entrano in aeroporto... proprio mentre il giornalista e Nadia, freschi sposi, rientrano dalla Russia. Il loro
shock, vedendo i due vestiti da prete, che si dirigono all'aereo ridacchiando, è totale.
In questo film la posizione di Guareschi viene praticamente stravolta: infatti ogni accenno alla rigidità del sistema sovietico, cosa che nel libro viene chiaramente messa in luce, nel film viene edulcorata nel tipico stile "tarallucci e vino". Ancor più, viene ribaltato il finale stesso: nel libro, durante una tempesta marina, Don Camillo svela la sua identità di prete per dare il conforto religioso ai suoi amici e all'equipaggio russo. Il compagno russo Yenka Oregov minaccia di mettere tutti agli arresti per l'inganno subito ma, durante uno scontro con i marinai, un'onda anomala lo trascina in mare. Nel film, invece, l'identità di Don Camillo sembra che fosse chiara sin dall'inizio, come si vede dalla scena dei saluti prima di salire sull'aereo: è evidente come il film abbia risentito del clima politico internazionale e nazionale dell'epoca (il film è del 1965).
La posizione di Guareschi si esplicita nella dedica fatta all'inizio del romanzo: "questo libro è dedicato a tutti coloro che dalla Russia non sono tornati...."
Ciò che salta subito all'occhio è la sequenza temporale dei film. Nel film precedente "Don Camillo Monsignore ma non troppo", si vedono i personaggi evidentemente invecchiati, segregati a Roma con incarichi nuovi: Peppone
Senatore e Don Camillo Monsignore, ma nel film
Il compagno Don Camillo ritroviamo di nuovo i personaggi ringiovaniti e nei ruoli di sempre, (anche se questo tipo di serie a film non consecutivi sarebbe diventata una mossa cinematografica usata in seguito in molte altre produzioni). Questo apparente errore temporale è spiegato dal fatto che "Don Camillo Monsignore ma non troppo" avrebbe dovuto essere l'ultimo film, ma visto il successo della serie, fu seguito da altri due: il primo "il compagno Don Camillo", mentre il secondo "Don Camillo e i giovani d'oggi" fu interrotto a causa del fatto che
Fernandel si ammalò (morirà poco dopo di tumore) e Gino Cervi rifiutò di proseguire la recitazione per rispetto di Fernandel.